I suoni e il linguaggio dei campanari italiani

Prosegue l’indagine etnolinguistica di Voxteca sul campo semantico del mondo campanario

I suoni e il linguaggio dei campanari  

Lo studio delle campane in ambito locale, regionale, nazionale e internazionale consente di documentare le molteplici arti esecutive e le tradizioni nate intorno a questo strumento musicale e ai campanili. Le campane più antiche furono realizzate in Cina nel 3000 a.C., anche se non erano vere e proprie campane, ma semplicemente dei “gongs” fusi in rame. Nell’Impero Romano le campane venivano usate come segnale di richiamo pagano, il loro utilizzo cristiano avvenne a partire dal sec. II d.C. I monaci missionari irlandesi e scozzesi, nel sec. VI d.C., diffusero l’uso della campana nell’Europa centrale, dando avvio ad una prima fase di sviluppo che continuò fino al sec. IX d.C. Con il Cristianesimo, le campane furono considerate, oltre che voce di Dio, anche voce del popolo e punto di riferimento di ogni centro urbano della penisola italiana. Nell’Europa centrale è presente una diffusa cultura musicale, sensibilità e attenzione nei confronti delle campane, le quali, oltre ad essere sistematicamente oggetto di studio, vengono considerate come veri e propri strumenti musicali della liturgia. le campane hanno scandito e scandiscono i  tempi del vivere  e il loro suono si è arricchito di magiche risonanze e di significati simbolici; hanno contribuito, inoltre, a distinguere le diversità culturali e i vari paesaggi sonori. Le parole legate alle tipologie, alle forme, ai suoni e all’uso delle campane sono preziose fonti d’informazione linguistico-culturale. L’indagine iniziale sulle tradizioni del territorio della Valnerina, compiuta da Antonio Batinti e da Antonello Lamanna, nell’ambito del progetto scientifico VOXTECA, archivio della voce, estesa all’area regionale e nazionale, consentirà la scoperta e lo studio della variazione geografica e sociolinguistica e del cambiamento avvenuto anche in questo campo semantico negli ultimi decenni, caratterizzati da radicali trasformazioni nel campo sociale ed economico. Lo spazio semantico occupato dalle parole dialettali potrebbe aver ceduto il passo alle parole italiane. Sarà interessante analizzare la riorganizzazione e la ragnatela dei nuovi legami tra le parole dialettali e quelle italiane, tra i tradizionali e nuovi criteri di denominazione (scelte lessicali) e i referenti (gli oggetti denominati). La tendenza all’uniformità, promossa dalla pressione delle nuove modalità della globalizzazione, potrebbe avere modificato i segnali dell’appartenenza ad una comunità e ridotto gli strumenti della comunicazione intercomunitaria. Fino a poco tempo fa, verso l’ora del tramonto, potevamo ricevere con il particolare rintocco delle campane la notizia dell’avvicinarsi della sera, che ognuno, poi da solo o in sintonia (in comunione) con gli altri, immaginava e riviveva. I legami comunitari di condivisione dell’ora dei pasti, del riposo, delle faccende domestiche, dei vari lavori, delle feste, dei lutti e delle disgrazie (grandine, tempeste),  erano rinforzati dai diversi modi di suonare le campane (mezzogiorno, l’Avemmaria, l’ora di notte, a festa, il primo [il secondo, il terzo, il cenno] della messa  o delle altre funzioni liturgiche, a morto, a malacqua (all’acqua trita, a acqua cattiva). Nei nuovi assetti urbanistici e rurali, campane e campanile stanno acquisendo nuovo senso e funzione. Sono presenti altri mezzi di diffusione del suono; nelle aree urbane è poco riconoscibile il suono delle campane; gli edifici urbani surclassano le torri campanarie; le nuove generazioni non si riconoscono nel loro «campanile». La civitas tradizionale cede il posto a una società multietnica e multireligiosa, per cui tale signum, in una società caratterizzata dall’inquinamento acustico, generato dai mezzi di trasporto, di lavoro, di comunicazione, di divertimento e di propaganda, può ancora richiamare la nostra attenzione sulla complessità e sul spessore storico (sulle radici) del nostro vivere. La prospettiva di studio etnologica e dialettale può arricchire la campanologia, disciplina che studia la campana nella sua universalità (valori e significati: religioso, comunitario, ecc.) e in tutti i suoi aspetti (tecnico, scientifico, storico, ecc.), con un suo contributo originale per la valorizzazione del tema relativo al rapporto tra lingua e cultura.

[Antonio Batinti, Antonello Lamanna]