Lingua, dialetti e mistilinguismo
nell’intrattenimento comico italiano
tra vecchi e nuovi media
Il comico e le molteplici manifestazioni del riso sono stati già ampiamente indagati da vari punti di vista: filosofico, letterario, psicologico, drammaturgico, musicale e, non ultimo, linguistico. Ciò nonostante, lo sviluppo delle comunicazioni di massa e dei contesti sociali caratterizzati dal contatto di varietà e di lingue diverse impongono di aggiornare la riflessione su strutture ed espedienti del linguaggio comico, che da una parte presenta strategie ricorrenti e linee di continuità nel tempo e nello spazio, d’altro canto però appare fortemente legato al contesto culturale e alle regole pragmatiche della comunità che di volta in volta lo esprime.
La giornata di studio si propone di puntare l’obiettivo sulla realtà italiana e sullo sfruttamento a fini comici e parodici del ricco repertorio dell’italiano, contraddistinto, storicamente ma anche nella vicenda contemporanea, da una particolare vitalità delle varietà locali e dall’apertura a ibridazioni di vario tipo, interne ed esterne al diasistema di riferimento.
Programma
Sandra Covino
Emanuele Banfi (Milano-Bicocca)
Osservazioni su (alcune) strategie del linguaggio comico, segmento periferico dello spazio linguistico italiano
Michele Loporcaro e Vincenzo Faraoni (Zurigo)
Più inglese che altro: il portfolio linguistico dell’italiano medio
alla luce del pastiche comico della Sora Cesira 11:40 Sospensione dei lavori. Pausa caffè
Seconda sessione
Massimo Palermo (Siena Stranieri)
Alle radici della parodia pop: i falsi del «Male» (e qualche epigono in rete)
Sandra Covino (Perugia Stranieri)
Dall’italiano antico ai linguaggi specialistici: Maurizio Lastrico
e la tavolozza linguistica della sua comicità
Terza sessione
Lingua, dialetti e mistilinguismo dall’opera buffa al cinema comico
Giacomo Nencioni (Perugia Stranieri) La lingua cinematografica del comico, un percorso di studio
dalla commedia all’italiana alle web series 16:40 Sospensione dei lavori. Pausa caffè
Quarta sessione
Francesco Sestito (LEI-Saarland)
Un caso di sperimentalismo nella lingua dei fumetti Disney: l’italiano pseudo-medievale di Paperino il Paladino
Lorenzo Filipponio (Zurigo)
Lingue e dialetti negli scritti satirici di F.M. Sardelli
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Emanuele Banfi (Università di Milano-Bicocca) 10:20 Osservazioni su (alcune) strategie del linguaggio comico, segmento periferico dello
spazio linguistico italiano
La relazione di apertura prenderà in considerazione il linguaggio comico – estremamente articolato nella miriade di “testi” diversi in cui si realizza – quale segmento periferico dello spazio linguistico italiano. Ne metterà in luce alcune caratteristiche strettamente linguistiche (a livello fono-morfologico, sintattico, lessicale, pragmatico) e cercherà di mostrare come proprio alcune di tali caratteristiche presentino interessanti analogie con ciò che avviene in realizzazioni poste “alla periferia” dello spazio linguistico: nel linguaggio “poetico” (in senso lato), nel linguaggio “infantile” (nella fase aurorale del farsi del linguaggio) e, infine, nel linguaggio della “alienazione” mentale. Le prospettive d’indagine verranno allargate, con lo stimolo ad analizzare le manifestazioni del linguaggio comico anche con gli strumenti forniti dalle ricerche d’ordine psico- e neuro-linguistico; tali approcci rappresentano, infatti, una delle tante chiavi che consentono di meglio capire come funziona, a livello psico-cognitivo, la grande “macchina” della produzione linguistica.
Michele Loporcaro e Vincenzo Faraoni (Università di Zurigo) 11:00 Più inglese che altro: il portfolio linguistico dell’italiano medio alla luce del pastiche
comico della Sora Cesira
I testi del collettivo anonimo romano Sora Cesira, diffusi in rete a partire da inizio 2011, parodizzano video musicali famosi instaurando un complesso gioco di commistione fra italo-romanzo (italiano comune, romanesco, elementi di dialetti meridionali, specie napoletano) e altre lingue (inglese, francese, spagnolo, portoghese, cui recentemente s’è aggiunto il latino). Tali testi sono qui fatti oggetto d’indagine dal punto di vista delle indicazioni che offrono circa le conoscenze linguistiche da presupporre nel destinatario in essi inscritto. Perché i testi sortiscano il loro effetto comico, infatti, è necessario che siano compresi; dal che deriva che chi li compone lo fa in base ad una percezione – in larga misura irriflessa – del portfolio linguistico del proprio allocutario ideale. Dall’analisi risulta, non sorprendentemente, una radicale sproporzione fra l’inglese e tutto il resto: unicamente dell’inglese, si mostrerà, si impiegano parole e costruzioni non decodificabili in assenza di conoscenze specifiche. Ovvero: per ridere dell’anglo-italiano di Sora Cesira, un po’ d’inglese bisogna pur masticarlo, mentre il requisito cade per tutte le altre lingue, ivi incluso – a riprova di un radicale mutamento dei tempi – il francese.
Massimo Palermo (Università per Stranieri di Siena) 12:00 Alle radici della parodia pop: i falsi del «Male» (e qualche epigono in rete)
La comunicazione consisterà nell’analisi linguistica di alcuni dei falsi che la rivista «il Male» ha prodotto alla fine degli anni ’70. Lo scopo sarà individuare i modelli di scrittura
che di volta in volta erano presi di mira per ridicolizzare, secondo i canoni della parodia dissacrante e carnevalesca, gli stereotipi della scrittura giornalistica e i tic della saggistica d’autore. Si tenterà di declinare l’analisi calandola nel contesto culturale del periodo in cui sono stati prodotti i falsi (i cosiddetti “anni di piombo”), anni in cui una stampa “alternativa” si contrapponeva radicalmente alla stampa “di regime”, come venivano etichettate nel loro insieme le principali testate giornalistiche nazionali. Si misurerà infine l’eredità di quell’esperienza nel tentativo che oggi ha molta fortuna nella comunicazione in rete e che consiste nel giocare, anche linguisticamente, sulla sottile differenza tra verità e falsità nell’epoca della diffusione e della condivisione delle notizie sui social network.
Sandra Covino (Università per Stranieri di Perugia) 12:40 Dall’italiano antico ai linguaggi specialistici: Maurizio Lastrico e la tavolozza
linguistica della sua comicità
Nel panorama dell’intrattenimento comico televisivo odierno, pur caratterizzato nel suo complesso da un’ampia eterogeneità di registri, colpisce, per originalità e “audacia”, il tentativo di sfruttare, a fini parodici, la lingua letteraria dei primi secoli e la componente diacronica della competenza linguistica passiva del pubblico. È questa la sfida raccolta da Maurizio Lastrico, attore di prosa, formatosi alla Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova, la cui popolarità, anche su YouTube, è però legata alle esibizioni come cabarettista del piccolo schermo, cioè come ospite fisso a Zelig, dove è approdato nel 2009 con le sue cosiddette Divine Commedie. La carica straniante ed istrionica della lingua arcaizzante inventata da Lastrico non sfrutta solo procedimenti mimetici tipici del cosiddetto effetto Brancaleone, attingendo al campionario linguistico del finto antico. La violazione delle “attese” (e l’ilarità che ne scaturisce) è provocata soprattutto dalle brusche escursioni stilistiche e da varie tecniche di sostituzione, riuso e mescidanza, cioè dalla sovrapposizione e dall’interferenza tra livelli, moduli espressivi e codici linguistici diversi: tra gli esempi più esilaranti, i miscugli lessicali su base anglo-americana e le criptocitazioni di slogan pubblicitari patinati d’antico. Negli spettacoli teatrali portati in tournée negli ultimi due anni e nelle più recenti esibizioni in TV, l’esercizio della fantasia verbale appare incrementato. Gli ingredienti della comicità di Lastrico risultano potenziati in numero e qualità, per l’affinamento della commistione tra l’“intellettualese”, lo slang di periferia e l’umorismo vernacolare dei bar di paese. La gamma delle tipologie testuali e delle varietà “alte” del repertorio sociolinguistico italiano parodiate dall’attore arriva a comprendere linguaggi specialistici, come quelli dell’economia, del diritto e della matematica.
Fabio Rossi (Università di Messina) 15:20 Lingua, dialetti e mistilinguismo dall’opera buffa al cinema comico
Si cercherà di dimostrare come la comicità dell’opera buffa italiana sia veicolata essenzialmente da strategie verbali (commedia delle lingue), dal mistilinguismo italiano- dialetti-lingue straniere alla commistione di generi (popolarismi, tecnicismi, aulicismi, topos del “parlar difficile”), dal metalinguaggio ai giochi di parole (malapropismi, risemantizzazioni, qui pro quo…). In questo, l’opera buffa amplifica e propaga stilemi già della commedia dell’arte e della comicità goldoniana. Come caso esemplare, verranno analizzati i libretti del napoletano Gaetano Gasbarri (ca. 1770-1844, autore, tra l’altro, dell’Equivoco stravagante per Rossini, 1811), attraverso i quali appureremo la lunghissima
tenuta della lingua comica in forme di spettacolo contemporanee, dall’avanspettacolo alla comicità filmica (Totò), fino a quella televisiva. Se ne ricava l’importanza di questi testi (i libretti buffi, e comunque i libretti d’opera in generale), cruciali nella storia della lingua italiana e cionondimeno ancora poco studiati dal punto di vista linguistico, nonostante le illustri eccezioni (Folena, Goldin, Coletti, Serianni), come dimostra l’oblio del Gasbarri e di tanti altri suoi colleghi.
Antonio Catolfi e Giacomo Nencioni (Università per Stranieri di Perugia) 16:00 La lingua cinematografica del comico: un percorso di studio dalla commedia
all’italiana alle web series
La commedia all’italiana ha saputo, meglio di altri generi cinematografici, raccontare i costumi, i cambiamenti e i caratteri del nostro paese. Essa ha tra i suoi punti di forza la centralità di maschere e tipi umani che hanno disegnato con cinismo i difetti e i tic del popolo e della cultura italiani. Dietro l’efficacia di queste maschere e questi personaggi c’è sicuramente un uso sapiente della lingua, raccontata attraverso i regionalismi, i localismi, le differenze linguistiche, culturali e antropologiche che rappresentano le diverse radici di un paese complesso. Oggi, a distanza di decenni da quel periodo fortunato, il testimone di un racconto multiforme del nostro paese sembra essere passato a una nuova forma audiovisiva: le web series, fenomeno recente che ha saputo ritagliarsi il suo spazio nell’immaginario in rete, soprattutto giovanile. L’intervento proverà ad identificare un collegamento che leghi questi due momenti del racconto italiano per immagini attraverso l’esame di nuovi comici, come i The pills e i The Jackal, che con le loro parodie hanno ridefinito in chiave ironica serie americane e italiane, come True detective e Gomorra.
Francesco Sestito (Lessico Etimologico Italiano-Università del Saarland) 17:00 Un caso di sperimentalismo nella lingua dei fumetti Disney: l’italiano pseudo-
medievale di Paperino il Paladino
La vastissima e variegata produzione di fumetti Disney in italiano si caratterizza, come ben ha mostrato Daniela Pietrini, per un colorito linguistico sostanzialmente omogeneo e alieno da sperimentalismi, anche se tutt’altro che sciatto, banale o semplicistico. Tanto più in questo panorama spicca l’originale esperimento rappresentato da Paperino il Paladino, storia del 1960 sceneggiata da Carlo Chendi e disegnata da Luciano Bottaro. Il testo di questa storia, che vede agire un antenato di Paperino vissuto in Italia in un grottesco Medioevo, è in effetti scritto in un curioso italiano pseudo-medievale, che sembra a tutti gli effetti paragonabile a quello, ben più noto ma cronologicamente posteriore, creato da Age e Scarpelli per il film di Mario Monicelli L’armata Brancaleone. L’intento fondamentale dell’autore di Paperino il Paladino sembra quello di creare effetti di straniamento e di comicità servendosi di tratti linguistici arcaizzanti, non tali però da compromettere la lettura e la comprensione del testo: notevole in questo senso la ricorrenza del verbo con enclisi havvi, o della congiunzione causale imperocché. Non poche sono le forzature (ad esempio codesto o quivi sono talvolta usati come se fossero sinonimi di questo e qui), visto che da Chendi, il quale peraltro mostra una certa dimestichezza con i classici della letteratura, non ci si può aspettare una competenza specialistica di storia linguistica italiana. Va notata comunque, anche dal punto di vista della lingua (soprattutto nel lessico), la presenza di cortocircuiti temporali, ossia la tendenza a far collidere l’antico con il moderno, con
l’intento di creare effetti comici: così nell’improbabile Medioevo di Paperino il Paladino non ci deve stupire troppo che si parli di rock and roll, di divieto di sorpasso o di nitroglicerina.
Lorenzo Filipponio (Università di Zurigo) 17:40 Lingue e dialetti negli scritti satirici di F.M. Sardelli
Federico Maria Sardelli (Livorno, 1963), musicologo (Catalogo delle concordanze musicali vivaldiane, 2012), direttore d’orchestra (e fondatore dell’ensemble medievale e barocco Modo Antiquo), disegnatore (figlio del pittore Marc), è da decenni uno degli autori di punta del Vernacoliere, l’irriverente giornale satirico livornese. Il suo contributo alla testata consiste non solo di centinaia di vignette e tavole illustrate, ma anche di testi umoristici che da un quindicennio abbondante a questa parte vengono periodicamente raccolti in volumi tematici (Il libro Cuore (forse), 1998, 2° ed. 2010; I miracoli di Padrepio, 2002; Le più belle cartolyne del mondo, 2005; Saggi di metafisica razionalista, 2009; Proesie, 2004; Proesie II, 2008; Tutte le proesie, 2014). Lo spettro della comicità dei testi sardelliani non tralascia alcuno stadio intermedio tra volgarità e raffinatezza: il Nostro si compiace anzi di farli collidere in forme di divertissement intellettuale commisurate al suo notevole spessore culturale, riuscendo cionondimeno a sortire effetti dirompenti. Il lettore sorvegliato potrà inoltre apprezzare la parodia della retorica umbertina esercitata in chiave deamicisiana (Il libro Cuore (forse)), il pastiche toscano-altomeridionale con cui si narra per paratassi e anacoluti di intempestivi interventi del santo pietrelcinese (I miracoli di Padrepio), il dileggio della poesia postermetica, ridotta a giustapposizione di a capo, chiosato da un’inattesa e polimorfica irruzione del tedesco (Tutte le proesie). Delle caratteristiche e delle modalità d’uso di questi codici, e degli effetti di comicità che ne derivano, si cercherà di dare conto in questo contributo.
Organizzazione: Sandra Covino sandra.covino@unistrapg.it
Vincenzo Faraoni -vfaraoni@rom.uzh.ch